1 Dicembre 2022

Strennette 1

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Qualche titolo; un primo post in merito, del resto è il primo dicembre. Ne arriveranno altri. Esattamente non so quanti; i libri belli sono parecchi, e stiamo parlando solo delle uscite di quest’anno di narrativa per adulti… Ehm.
Chris Fuhrman, Vite pericolose di bravi ragazzi, Atlantide edizioni, traduzione di Clara Ciccioni

La mia vita è il risultato dei sogni e dei limiti di quel ragazzino, e della banda che aveva tanto tempo fa, quando ancora le cose potevano succedere per la prima volta.

A Savannah, nella Georgia degli anni ’70, Tim e la sua banda di amici frequentano l’Istituto cattolico del Cuore Benedetto, una scuola gestita da orribili preti e suore senza scrupoli. Persi tra sbronze, risse tra bande rivali, e le prime scoperte del sesso, Tim e i suoi amici finiscono per mettersi nei guai dopo aver escogitato il rapimento di una lince, nella vicina riserva naturale, con l’intento di introdurla nella scuola in modo da scatenare il caos ed evitare una sicura bocciatura. Il piano però non andrà come previsto e le conseguenze saranno decisamente catastrofiche. Vite pericolose di bravi ragazzi è l’unica opera pubblicata da Chris Fuhrman, scomparso a soli 31 anni, ed è un romanzo che – come pochi – ha saputo rielaborare il concetto di libertà e riscrivere la perdita d’innocenza come gesto eroico, irresponsabile e buffo allo stesso tempo.

Maud Ventura, Mio marito, SEM Edizioni, traduzione di Mauro Cazzolla

Improvviso una risposta per far finta di sembrare interessata. Mi chiedo soprattutto come concludere il messaggio. Ho voglia di scrivergli: “a dopo, non vedo l’ora di vederti, amore”. Alla fine mi accontento di: “a dopo”. è una frase sobria e distaccata. È proprio così che vorrei che mi percepisse.

Il matrimonio, si sa, non è la casa più comoda e stabile dentro cui abitare. Ne è ben cosciente la protagonista di questo romanzo che, dopo quindici anni di matrimonio, continua ad amare il marito come il primo giorno, anche se le sue certezze riguardo a un sentimento ricambiato cominciano a vacillare. Questa lei di una coppia bella, felice e di successo è afflitta da una morbosa gelosia che la rende insicura e maniacale. Spia ogni movimento del marito, lo mette alla prova e cerca di continuo prove del suo disamore, fino a programmare una serie di penitenze da infliggergli. Lieve e buffo come uno dei tanti capitoli sull’amore scritti da Truffaut, Mio marito è una commedia che rischia a ogni pagina di degenerare in tragedia. O, almeno, questo è quanto l’autrice Maud Ventura ci fa abilmente credere, fino al colpo di scena finale.

Sylvain Prudhomme, Leggenda, 66thand2nd, traduzione di Anna d’Elia

Forza offro io, aveva detto André, e si erano messi tutti a sedere. Erano rimasti lì a bere e a ridere per oltre un’ora, come per festeggiare. André, quasi orgoglioso, che si divertiva fino alle lacrime per aver messo al mondo un figlio con una testa tanto dura da fare a cazzotti per il minimo pretesto, a mani nude. Ad armi pari, cristo santo. Così come gli uomini si erano sempre battuti e avrebbero continuato a battersi per altri mille anni.

Nel e Matt, uno fotografo, l’altro documentarista, sono amici da sempre. Appassionati di storie e di viaggi, decidono di andare alla ricerca di uno strano luogo di divertimento, un locale notturno detto “La Chou”, che negli anni ’60 e ’70, nel sud della Francia, aveva attirato migliaia di persone: star del cinema, rampolli delle località vicine, imprenditori e giovani teste calde. Ed è proprio andando alla ricerca di vecchie testimonianze che i due amici si imbattono nella storia di Fabien e Christian. I due fratelli, passando dai viaggi in Madagascar a una giovinezza da orfani, dalla violenza nelle strade alla libertà assoluta, finiscono per bruciare ogni tappa della loro vita fino a ritrovarsi a combattere con l’Aids. “Leggenda” è un romanzo che ruota intorno alla costruzione e decostruzione di un mito, il locale estivo “La Chou”, che diventa il paradigma con il quale poter riscrivere gli eccessi, i limiti, i sogni e le paure di un’intera generazione. Quella che conosciamo, a posteriori, come “gioventù bruciata”.

Veronica Raimo, Niente di vero, Einaudi

Grazie alla ferrea educazione dei miei genitori, né io né mio fratello abbiamo mai imparato a fare quelle cose spericolate come nuotare, andare in bicicletta, saltare alla corda (era un attimo annegare, spaccarsi il cranio, rompersi una gamba, finire impiccati). Abbiamo passato l’infanzia chiusi dentro casa a romperci le palle. Eera un’attività talmente intensa che presto divenne una posa esistenziale. Sapevamo annoiarci come nessun altro.

In un’epoca di catastrofiche emergenze, dove tutto sembra guardare al tragico e alla negazione, la comicità e l’ironia possono diventare un riparo per chiunque abbia bisogno di storie per rendere il grottesco e l’orrido più familiare del dolore. Ed è esattamente quello che fa Veronica Raimo nel suo ultimo romanzo. Niente di vero è scritto con un coraggio e una vocazione alla verità disarmanti. Una madre ansiosa, un padre ossessivo e noioso, un fratello ingombrante e chiuso nel recinto dei suoi precoci successi: all’interno di questa famiglia stramba e respingente, Veronica Raimo costruisce una biografia difettosa e acuminata, capace di solleticare e far sorridere proprio mentre gli aghi della sua scrittura infilzano le mani dei lettori, mentre osservano la protagonista di questo intimo romanzo diventare donna o, forse, inventarsi tale.

Charles Baxter, Il collettivo del sole, Mattioli 1885, traduzione di Francesca Cosi e Alessandra Repossi

Accelerando su quella strada secondaria della zona residenziale, Brettigan ebbe la sensazione di avere varcato in qualche modo una soglia di cui non conosceva l’esistenza, di essere stato espulso dalla realtà e in generale da tutto ciò che era reale. […] Quella sensazione era forse dovuta all’invecchiamento? A una cattiva circolazione, in tutti i sensi? O alla pensione? Era sicuramente così. O stava per venirgli un infarto.

Quando Tim Brettigan decide di sparire all’improvviso, senza lasciare traccia, la sua vita di attore promettente sembra essere arrivata già al capolinea. E come una sorta di alone magico la sua presenza viene avvistata da più parti ma nessuno è in grado di sapere dove si trovi per davvero. Suo padre è convinto di aver avvistato suo figlio in mezzo ad alcuni senzatetto, la madre di Tim Brettigan, invece, si imbatte in una strana comunità, un gruppo di strambi figuri guidati da un leader carismatico che inciderà sui loro destini. Fra questi giovani rivoluzionari compare Christina, una giovane tossicodipendente che è stata plagiata da un uomo misterioso. All’interno del vortice mosso da queste quattro vite si muovono intrecci e destini di una Minneapolis oscura, che trabocca di rimorsi, peccati e follia. Dopo Festa d’amore e varie raccolte di racconti, tutti amatissimi (dalla libraia), Baxter torna con il suo sguardo ironicamente affettuoso sulla società americana e le sue follie.

 

LA LIBRAIA

Malvina Cagna ha aperto la Trebisonda nel 2011.

Prima di fare la libraia si è occupata di ricerca, progettazione e organizzazione dello sviluppo locale.
Dal 2000 al 2003 ha diretto il festival San Salvario Mon Amour.

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