12 Febbraio 2018

Il racconto dell’ancella, di Margaret Atwood

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Pubblicato nel 1985 e, in Italia, tre anni dopo, questo romanzo è tornato recentemente in auge grazie a una fortunatissima serie televisiva, The Handmaid’s Tale. Atwood è una delle migliori autrici anglofone contemporanee e scrive storie distopiche come questa, ambientata negli Stati Uniti di un futuro in cui le donne, private totalmente del potere dopo una sorta di colpo di stato, sottostanno alle regole imposte da una società patriarcale di tipo medievale. L’ancella protagonista, Difred, è la voce che introduce alla conoscenza dell’organizzazione sociale della “Repubblica di Galaad”. Esistono i Comandanti, ovvero uomini potenti che hanno una moglie ufficiale e diverse donne al loro servizio, tra le quali un’ancella, che non ha un vero nome, essendo di proprietà del capofamiglia: ecco allora Di-Fred, Di-Glen, e via dicendo. Le ancelle, oltre ad avere minuti compiti all’interno della gestione casalinga, come la spesa, sono delle fattrici: ove sua Moglie non abbia la possibilità di procreare, per età avanzata o altri motivi, il Comandante ha diritto a un’ancella che ne assicuri la discendenza.

Al racconto della quotidianità dell’ancella, fatta di una sottomissione totale che si esprime anche nell’aspetto esteriore, Atwood affianca via via anche ricordi del tempo passato, quello in cui le donne erano indipendenti, autonome. Anni prima, Difred aveva un compagno, una figlia. Tutto inizia con la chiusura dei conti in banca intestati a sole donne: i soldi vengono automaticamente versati sul conto del marito, o comunque di un uomo di famiglia. I cambiamenti introdotti sono sempre più discriminanti e repressivi fino ad arrivare alla cattura delle donne di tutte le età che vengono destinate alle attività più funzionali al nuovo regime. Così, ad esempio, le donne ribelli, o non in grado di riprodursi, sono etichettate come Nondonne e mandate alle Colonie, dove spesso muoiono schiavizzate. Esiste, certo, un movimento di resistenza, composto da donne e uomini, per il quale agire è difficilissimo e assai pericoloso, a causa delle torture, delle esecuzioni e della barbarie a cui viene lasciato campo libero dalle autorità.

E tuttavia, come afferma una delle “istitutrici” delle ancelle, Zia Lydia, tutto, per le generazioni future, sarà più semplice: La normalità significa ciò a cui siamo abituati. Se qualcosa potrà non sembrarvi normale al momento, dopo un po’ di tempo lo sarà. Diventerà normale.

Margaret Atwood, Il racconto dell’ancella, Ponte alle Grazie 2017. Traduzione di Camillo Pennati.

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Altre letture

Un diario di resistenza raccolto fortunosamente da un giornalista della Bbc, Mike Thompson. Samer è lo pseudonimo di un giovane siriano che, con il suo sguardo, riporta l’attenzione sulla vita normale, sulla elementare richiesta di sopravvivenza senza tormenti (dall’introduzione di G. Caladanu).
Samer, I diari di Raqqa. Vita quotidiana sotto l’Isis, Mimesis 2017. A cura di Gianpaolo Caladanu, illustrazioni di Scott Coello.

Storie di maschi europei, dagli adolescenti in interrail al 75enne spaventato dalla morte, passando per il magnate russo e l’intellettuale britannico. Prosa forte, essenziale, per questi racconti che ritraggono uomini in momenti di passaggio il cui denominatore comune, infine, è la paura.
David Szalay, Tutto quello che è un uomo, Adelphi 2017. Traduzione di Anna Rusconi.

Non è un romanzo ma una testimonianza, quella della bravissima Valeria Luiselli, che deriva dall’esperienza di interpretariato con i ragazzini che varcano la frontiera Mex-Tex e che arrivano da tutta l’America Latina, prima di essere rimpatriati forzosamente a paesi da cui sono fuggiti.
Valeria Luiselli, Dimmi come va a finire, La Nuova Frontiera 2017. Traduzione di Monica Pareschi.

Un romanzo per ragazzi e non solo che parla di giovani e di confini: da valicare, da bruciare, da annullare. Per curiosità, voglia di avventura, per solidarietà, per salvarsi. Anche se il farlo, talvolta, può costare la vita.
Carlo Greppi, Bruciare la frontiera, Feltrinelli 2018. Età di lettura 13+.

LA LIBRAIA

Malvina Cagna ha aperto la Trebisonda nel 2011.

Prima di fare la libraia si è occupata di ricerca, progettazione e organizzazione dello sviluppo locale.
Dal 2000 al 2003 ha diretto il festival San Salvario Mon Amour.

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