
I grandi della letteratura romena: Liviu Rebreanu, Ioan Slavici, Duiliu Zamfirescu
21 Maggio 2022
ORE 19
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Sabato 21 maggio alle 19, incontro con i classici della letteratura romena: Duiliu Zamfirescu, Ioan Slavici, Liviu Rebreanu. In collaborazione con Rediviva edizioni, l’Accademia di Romania in Roma e il Consolato generale della Romania a Torino.
A cura di Violeta Popescu, Roberto Merlo, Alina Monica Ţurlea, Irina Ţurcanu, presentazione di quattro classici della letteratura romena, tutti pubblicati da Rediviva edizioni: La vita in campagna. Tănase Scatiu di Duiliu Zamfirescu (traduzione di Ingrid Beatrice Coman), Il mulino fortunato di Ioan Slavici (traduzione di Irina Ţurcanu), La Ciuleandra (traduzione di Alessio Colarizi Graziani ed Alina Monica Turlea) e Tutti e due. Enigma di un omicidio, entrambi di Liviu Rebreanu (traduzione di Alessio Colarizi Graziani e Alina Monica Ţurlea).
IOAN SLAVICI, Il mulino fortunato. Ioan Slavici (18 gennaio 1848, Siria, contea di Arad – 17 agosto 1925, Crucea de Jos, contea di Putna) è stato uno scrittore, giornalista e pedagogo romeno, membro corrispondente (dal 1882) dell’Accademia Romena. Durante i suoi studi a Vienna, dove frequentò la Facoltà di Giurisprudenza, strinse amicizia con il poeta Mihai Eminescu, anch’egli studente nella capitale dell’Impero asburgico. Debuttò sulla rivista Convorbiri literare con Fata de birău (commedia). Nel 1874 si stabilì a Bucarest, dove fu segretario della Commissione della Collezione Hurmuzachi, professore, poi editore della rivista Timpul. Insieme a I. L. Caragiale e G. Coșbuc, diresse la rivista Vatra. Durante la Prima Guerra Mondiale collaborò con i giornali Ziua e Gazeta Bucureștilor. L’opera letteraria di Ioan Slavici è influenzata dalla vita del villaggio della Transilvania. Lo scrittore fu considerato dal critico George Călinescu un “eccellente strumento di osservazione” dell’ambiente rurale, offrendo nei suoi racconti popolari e nei suoi studi un affresco della morale, del comportamento delle persone secondo la loro stratificazione sociale, nei minimi dettagli di abbigliamento, vestiario, linguaggio e gesti. A seguito dei suoi articoli, fu imprigionato cinque volte, sia in Austria-Ungheria, come presunto nazionalista romeno, sia in Romania, come presunta spia austro-ungarica. Quello che appare nuovo e insolito per l’epoca in cui egli debutta è l’analisi psicologica che Slavici pratica attraverso un linguaggio astratto. […] il narratore guarda le persone da dentro, nei loro sentimenti o nella loro crisi. (Tudor Vianu)
LIVIU REBREANU, La ciuleandra. Il romanzo breve di Rebreanu ha tutta l’aria di un esperimento psicologico, costruito artificialmente, ma elegantemente, in cui il potente senso realistico dello scrittore s’impone solo in Andrei Leahu, il guardiano del malato, e nella madre di Mădălina, che vuole sfruttare la morte di sua figlia – entrambi usciti dalla vena vigorosa del creatore di Ion. (Eugen Lovinescu)
Quando Liviu Rebreanu passa al romanzo cittadino, elude per quanto possibile la descrizione di individui e si rifugia nella monografia di una passione, di un impulso, cioè nel romanzo psicologico […] La materia del romanzo sta in questo passaggio graduale dalla logica apparentemente normale alla condotta e al comportamento demenziale (George Călinescu)
(…) Come istigato da potenti ricordi, Puiu, dopo una pausa, chiese con grande fervore: – Da voi si balla la ciuleandra? – La Ciuleandra? sorrise Leahu. Certo che sì, signor mio! Da noi diciamo la sciuleandra, ché così che l’ho sempre sentita dire… Bellissima danza – aggiunse poi. Una volta che l’hai cominciata, non riesci più a fermarti… Ha ballato anche lei la sciuleandra, signore? – Sì… cioè… – balbettò Puiu, che non si aspettava questa domanda e cui dispiaceva di avere, senza alcuna ragione, orientato la conversazione sulla ciuleandra.
DUILIU ZAMFIRESCU, La vita in campagna. Tănase Scatiu. Zamfirescu (nato il 30 ottobre 1858, Dumbrăveni – Vrancea – morto nel 1922, Agapia, contea di Neamţ) è stato uno scrittore, editore, avvocato, diplomatico, senatore, ministro e accademico. Tra il 1877 e il 1880 frequentò i corsi della Facoltà di Giurisprudenza di Bucarest. Nel 1881 esercitò per breve tempo la professione di magistrato a Focșani, e un anno dopo divenne direttore del quotidiano România Libera nella Capitale. Iniziò a pubblicare nelle riviste Literatorul e Convorbiri literare. Tra la fine del 1800 e l’inizio del Novecento ricoprì in un primo tempo il ruolo di magistrato, poi quello di diplomatico a Roma presso la Legazione di Romania, dove si dimostrò interessato alle correnti letterarie italiane. Visse a Roma per quasi due decenni come segretario presso la Legazione di Romania. Esordì nel mondo letterario nel gennaio 1883 con il volume di poesie e racconti Fără titlu [Senza titolo]. Nel 1888 iniziò a collaborare con la rivista Convorbiri literare, nella quale pubblicò gran parte delle sue opere. Scrisse nel 1911 il primo romanzo epistolare-filosofico della letteratura romena, intitolato Lydda. Fu presidente della Società degli Scrittori Romeni e nel 1918 divenne vicepresidente dell’Accademia Romena; morì il 3 giugno 1922 nel monastero di Agapia. Fu un sincero ammiratore di Giacomo Leopardi di cui tradusse con abilità alcuni canti in poesie; le sue opere poetiche sono raccolte in vari volumi (Alte orizonturi, Imnuri păgâne, Poezii nouă, Pe Marea Neagră, Miriţa). Il nome di Zamfirescu è legato soprattutto alla stesura del primo romanzo del ciclo Neamul Comăneştenilor [La famiglia dei Comănesteni], cioè Viaţa la ţară [La vita in campagna], un’opera di carattere europeo, una visione poetica della vita rurale romena e dei boiari. A questo stesso ciclo appartiene anche Tănase Scatiu, che però non raggiunge il livello artistico della prima opera. Duiliu Zamfirescu è noto, in primo luogo, come autore di romanzi realistici, di osservazione sociale e psicologica sul periodo di transizione da un’economia agraria ad una borghese, come nel caso della saga della famiglia Comăneșteanu.
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